Ci sono cose banali che portano a piacevoli ed inaspettate conseguenze, come sfogliare un quotidiano e rimanere colpiti da un’immagine, una parola.

L’immagine era un’incantevole tazza di Antonia Campi, la parola, “tazza” appunto.

E prima ancora di leggere mi ha colpito il senso ed i molteplici livelli di interpretazione che possiede una semplice “tazza”.
Come spesso mi accade, la mia era già archiviata nella memoria e non dovevo fare altro che renderla visibile.

Così ho deciso di aderire all’open call “SONO TAZZA DI TE!” indetta dalla associazione DcomeDesign di Milano. Dopo una breve e timorosa attesa è arrivata la magnifica notizia: sono stata selezionata!

Con-tenere l’inesprimibile è la mia tazza.